VITE DI PROVINCIA

VITE DI PROVINCIA

Qui, in provincia, le vite scorrono lente
I giorni sembrano futili, le notti irrequiete
Perché il ricordo del giorno ti opprime
Ma ogni sera e ogni alba sono impossibili
Da immaginare e descrivere. Qui ogni cosa
Diventa pretesto per una festa, una partenza
O un arrivo, una scommessa vinta o persa
Un sogno che si avvera o che svanisce, piano
Un po’ come tutte le cose, qui. Ma poi ti ritrovi
Una mattina un po’ più insolita delle altre
A farti trascinare in un improvviso vortice di vita
Perché qualcosa accade, e tu, stupito, lo segui
Perché niente altro si può fare, se non seguirlo
Così è la vita in provincia, non si va mai
Da nessuna parte, ma anche il restare è viaggio
E’ il tempo che viaggia per te senza fermarsi

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CARNEVALE

CARNEVALE

Lento il corteo delle maschere si dipana
Per la ripida via, verso la piazza
Dove la folla attende
Gli sguardi muti osservano dai fori
Dei volti di cartone quella gente
Vestita a festa

I volti della folla sono maschere
Della gioia più vera
Ma dai fori degli occhi si protende
L’anima accesa a ricercarne un’altra
Quella che in ogni notte
Si fa aspettare e che la tiene desta

E mentre i volti freddi
Avanzano impassibili
Tra la folla che fa ala al corteo
Occhi curiosi scrutano insensibili
Le maschere che indossano per gioco
Quelli che sono soli con sé stessi

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A ME STESSO

A ME STESSO

Non fare della tua vita un desiderio
Un pentimento, un sogno, un’espiazione
E non prenderti mai troppo sul serio

Non convincerti che ogni tua opinione
Sia la stella polare, sia l’editto
Da imporre come l’unica ragione

Dubita sempre di un destino scritto
A lettere di fuoco dentro l’anima;
Che un dovere si cambi in un diritto;

Che puoi tenere il tempo tra le mani
Per quanto tu lo voglia, che mentire
Resti il minore dei minori mali

Che tocchi sempre agli altri di partire
Non lasciare a nessuno l’arroganza
Di farti male e vederti soffrire

Ma sii te stesso, in ogni circostanza

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TRASLOCO

TRASLOCO

Le valigie sono già in fondo alle scale
Quella blu grande, con tutti i miei ricordi
E quella rossa piccola dei sogni

Altro portare dietro non conviene
La nuova casa che andrò ad abitare
Non ha spazio per molto. Le illusioni

Restano qui con tutta la tristezza
Nella quale le ho avvolte prima di
Decidere se prenderle o gettarle

Nei cassonetti dell’indifferenza.
Adesso sto seduto sul divano
Mentre aspetto che vengano a chiamarmi.

A caricarle sopra il primo treno
Che partirà diretto per l’ignoto
Senza fermate in mezzo, senza orari

Ci penseranno gli altri, non ho voglia
Di vederle partire e rassegnarmi
A perderle, magari anche per poco

Decidere se andarmene o fermarmi
Dipenderà da me, da ciò che trovo
Sull’ultimo gradino delle scale

Forse un amico o un portafogli vuoto

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CHIAMALO COME SAI

Trenta anni fa, il nostro primo San Valentino… ricordi, Teresa?

CHIAMALO COME SAI

Non stupirti se a volte mi manchi
Se la distanza è colma di dolore
Se il tempo si fa ostacolo ai rimpianti
Se fra i silenzi aritmici del cuore
Scompari e poi riappari e non dai tregua
Che nell’istante in cui ti sento accanto

Non stupirti se a volte la tua assenza
Lascia più vuoto di quanto supponi
Se ci sei c’è anche il mondo, e l’esistenza
Riprende il proprio corso, e si rinnova
Lo stupore degli occhi nei tuoi occhi
E ogni cosa il suo senso ritrova

Non ti meravigliare quando provo
A trovare risposta alla domanda
E seguito ogni istante a legger dentro
I segni che alla vita danno forma
E riconosco dei tuoi passi l’orma
Leggera che mi imprimi sopra il cuore

Chiamalo come sai, chiamalo amore

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A LUCIO

In ricordo di un caro amico…

A LUCIO

Dimenticato amico, tu che fragile
Ti appendevi a un mio gesto, disilluso
A volte se la vita ti rendeva
Sempre meno di quello che le offrivi
Ma sempre pronto ad accorrere a un suo cenno

Perché, a volte, ricordo certi istanti
Di perplessa incertezza? Perché il dubbio
Veniva così spesso a visitarti?
So di te quanto basta per tenerti
Qui nel mio cuore insieme a tutti gli altri

Improvviso il dolore
Che si accende ogni volta che rivedo
Quel tavolino a cui sedevi spesso
Intento a improvvisare qualche verso
Su quel tuo quadernetto
Che mi facevi leggere ogni tanto
Senza provarne vanto

Eri solo con la tua solitudine
Spesso affollata di pretesi amici
Mi manchi, sì lo so, perché negarlo?
Mi mancano quei tempi in cui felici
Di non essere niente
Ci scaldavamo al sole della gente

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LA VITA

LA VITA

La vita è molto più che notti e giorni
La vita è il volo che attraversa l’aria
Quando a incontrare te stesso ritorni

È il viaggio da infinito ad infinito
È l’arco che si tende sopra il vuoto
È la freccia scoccata da quell’arco

Che cerca il suo bersaglio nell’ignoto
E nel futuro immobile apre un varco
La vita è l’avventura di ogni uomo

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ELOGIO DEL DUBBIOSO

Dopo una settimana complicata, lasciatemi divertire!

ELOGIO DEL DUBBIOSO

Vendo dubbi al mercato
Di chi crede che il mondo
Possa tirare avanti
Senza toccare il fondo

Vendo dubbi, ma spesso
Restano sul bancone
C’è in giro troppa muffa
Fin troppa presunzione

Li vendo a poco prezzo
Invoglio il compratore
Ma c’è chi ti disprezza
Se hai dubbi a tutte le ore

Chi ha dubbi molto spesso
Non li tiene per sé
Invece vuole venderli
Un po’ a me e un po’ a te

Perché tenerli stretti
Non serve poi a cambiare
Lascia correre il mondo
Verso il fondo del mare

E il dubbio è un salvagente
Per chi nuotar non sa
Per chi non crede a niente
E chi è convinto già

Sia benedetto il dubbio
Perché ci fa pensare
Mette in moto il cervello
Ci aiuta a ragionare

Invece, se tu credi
A tutto quel che senti
Se va male, non serve
Che al fine ti lamenti

Perché non ne hai diritto
Tu che hai sempre creduto
A mille e più promesse
Di chiedere il mio aiuto

Vendo dubbi ogni giorno
Ma tu non compri e passi
Getti un occhio al bancone
E dici: prezzi bassi!

E prezzi bassi sono
Indice di scadente
Di merce un po’ stantia
E che non vale niente

Se poi li vendo a poco
E’ solo per smerciarli
Potrei tenerli stretti
Oppure regalarli

Ma se li tengo stretti
Non servono a nessuno
Servono appena appena
A fare un po’ di fumo

Se invece li regalo
La gente non si fida
Per questo ho messo un prezzo
Per lanciare una sfida

A chi continuamente
Crede di aver ragione
E non ha nessun dubbio
Che la sua sia opinione

Sia qualcosa che vale
Solo per lui e per pochi
Ma se compra i miei dubbi
Poi finiscono i giochi

Del giocare a chi è certo
Sempre di quel che pensa
Senza dubbio, finisci
Che perdi la pazienza!

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ZODIACO

Ci crediate o no …

ZODIACO

Ci crediate o no, qualcosa vive nelle stelle
Qualcosa che sarà, in qualche tempo imprecisato
Che striscia addosso, marca segni sulla pelle
Come un ruvido graffio, una carezza di gatto
Che non fa male, eppure lascia tracce nel cuore

Che ci crediate o no, nessuno sa mai dire
Se quello che le stelle scrivono si avveri
Oppure è solo il nostro desiderio, il destino
Dopotutto, non è che un vecchio gioco dei pensieri
Uno dei pochi che a loro piace di solito giocare

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NELLA GIORNATA DELLA MEMORIA

Non è il lavoro, ma la verità che rende liberi…

NELLA GIORNATA DELLA MEMORIA

Le grandi biblioteche disperse
I pianoforti abbandonati in soffitta
Sommersi dalla polvere, i violini
Dalle corde strappate urlano al vento, che
Vecchie imposte sconnesse non trattengono

Dove un tempo si faceva musica, una donna
Allatta un bimbo magro e stanco
Reclusa nell’inerzia dell’esistere
Dove un tempo si animavano discorsi
Giace il silenzio. La vita che trascorre accanto

Alla vita di quei giorni è ormai dolore
Nessun canto a incendiare lucide sere
Nessuna voce a declamare parole d’oro alla notte
Solo il tintinnio del denaro di chi ha venduto
I propri simili risuona per le scale

Che portano in soffitta. Lì, nascosti
Tra vecchi mobili e pianoforti muti
Giacciono esseri umani abbandonati, lasciati soli
Con la loro disperazione e il ricordo
Di quella musica che stringe ancora il cuore

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