STORIE DI ORDINARIA BUROCRAZIA. La giornata sembra trascorrere senza particolari segnali di follia. Approfitto, quindi, per scaricarmi di qualche episodio dell’assurdo capitatomi in passato, dove si dimostra che Kafka intravide e concepì solo pallidi aspetti della follia burocratica. Avevo da poco cambiato abitazione; per mettermi in regola con il pagamento delle imposte, mi ero recato presso l’Ufficio Tributi del mio comune. Arrivo all’ingresso del lungo corridoio nel quale sono dislocati i vari uffici e trovo una porta chiusa, che reca affisso un cartello dal tono quasi dantesco: “Questa porta rimane chiusa nei giorni lunedì – mercoledì – venerdì”. Rapido consulto mentale: tiro un sospiro di sollievo, oggi è giovedì. Difatti, spingo la porta che si apre docilmente. Percorro il lungo corridoio, sul quale si affacciano numerose stanze, per lo più vuote, ma con soprabiti regolarmente appesi agli attaccapanni, segno evidente di presenze umane. Passando, continuo a leggere i cartelli affissi su ciascuna porta, per riuscire ad individuare il fantomatico Ufficio Tributi, del quale, per il momento, non scorgo traccia. Giungo, infine, al termine del lungo corridoio; non ho ancora trovato l’ufficio e mi sembra che non ci sia altro intorno. Il corridoio termina con una breve scalinata in salita, sbarrata in fondo da una porta, chiusa. Salgo le scale e mi avvicino alla porta, sto per afferrare la maniglia, quando noto un cartello dal tono altrettanto perentorio: “Questa porta rimane chiusa il martedì – giovedì – sabato”. Rimango interdetto: oggi è sempre giovedì, quindi tanta strada per niente! A questo punto, come ogni cittadino che si sente pesantemente preso in giro, ritorno molto alterato sui miei passi, fino all’ingresso dove ho visto stazionare un usciere dall’aria annoiata. Arrivo, alzo la voce e chiedo spiegazioni sull’evidente incongruenza tra i due cartelli. E l’usciere, con l’aria più serena del mondo: “Ma lei ha provato a spingere la porta?” “No – dico io – il cartello parla chiaro: oggi deve essere chiuso!” “Lei provi, l’ufficio è aperto” – replica l’usciere. Difatti, torno indietro e arrivo alla fatidica porta. Provo a spingere e, in effetti, la porta si apre, rivelando dall’altra parte, un mondo affollato più di una stazione ferroviaria nell’ora di punta. Potenza dei cartelli e ancora più potenza degli uscieri! Ecco svelata la loro misteriosa funzione: correggere e moderare le aberrazioni che generano conflitti tra burocrazia e logica. Alla prossima puntata!
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