Leggere questo libro di Paola Mastrocola “La scuola raccontata al mio cane” – Ugo Guanda Editore, mi ha riportato indietro nel tempo, alle mie primissime esperienze di insegnante in un istituto professionale. Il contrasto che si è creato inevitabilmente, fin dalle prime battute del libro, tra la scuola raccontata – e idealizzata – dalla scrittrice e la realtà che mi sono trovato ad affrontare nelle mie esperienze di docente, è stato veramente stridente. Penso alla scuola idealizzata di Mastrocola come a quella delle “macchine per imparare”, come a volte chiamo scherzosamente – non me ne vogliano – gli studenti dei licei: persone nate, educate e formate per imparare, esenti da sindromi e patologie dell’apprendimento, capaci di trangugiare e digerire tomi ben più pesanti ed ostici di questo gradevole e simpatico libro. E, di riflesso, penso a quel mezzo migliaio di miei ex allievi, per i quali la scuola è spesso risultata una costrizione, una tortura, una sofferenza ed ai quali, comunque, a mio avviso, un’istruzione andava fornita, se non altro per poter leggere e decifrare il libro di Mastrocola. Libro, che, ribadisco, trovo gradevolissimo, anche se privo della lucida ironia ed autoironia di alcune opere di Starnone (soprattutto le prime). Il ruolo dell’insegnante è cambiato, altroché se è cambiato! La tesi dell’insegnante – demiurgo, prospettata dalla scrittrice, non è assolutamente adeguata al tipo di scuola che frequenta attualmente la gran parte dei giovani. Credo, anzi, che fosse inadeguata anche ai tempi di Mastrocola studentessa, molti di noi liceali “divoratutto” avremmo fatto volentieri a meno anche dei nostri insegnanti, modesti e a volte mediocri trasmettitori di un sapere libresco e polveroso. Una cosa condivido con Mastrocola: il senso di spossatezza che mi attanaglia di fronte all’avanzare a grandi passi del “nuovo”, della Grande Riforma, alla quale sento di oppormi con crescente difficoltà e disagio. Logorare l’intelligenza e la passione dei docenti nella stesura di progetti, creati all’uopo per raggranellare miserie e spiccioli per le casse languenti dell’Istituzione scolastica è una forma di perversione alla quale, come Mastrocola, non sento di aderire. Rifluire nel privato? La tentazione è forte, ma cani e gatti sono lì, ad attendermi ogni giorno. Voglio continuare ad esserci, almeno per insegnare a ciascuno ad abbaiare e a miagolare il suo forte e convinto “no”.
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