A UN VECCHIO AMICO

Un po’ la malinconia del riposo forzato post – intervento dal dentista, un po’ perché, certe volte, il tempo che passa si avverte come non mai, un po’ perché è sempre duro scoprire che la realtà vince sempre sui sogni…

A UN VECCHIO AMICO

Ti piaceva da giovane passare
Lente giornate a sciorinare versi
Che poi stendevi al sole ad asciugare

Scarabocchiati sopra fogli persi
Salvati prima di finire al macero.
Certo eravamo giovani e diversi

Giravi sempre spettinato e lacero
Con la camicia sopra i pantaloni
Mi leggevi i tuoi scritti e io tacevo.

Nei discorsi da giovani leoni
Le poche mie parole raramente
Davano forma ad intime emozioni

Ma noi resistevamo fieramente:
Un ingegnere non si abbassa mai
A dire che gli passa per la mente

Un pensiero che, poi, non si sa mai
Un pensiero di nobile valore
Che non valga qualcosa più di assai

Non è neppure degno di parole
Non è nemmeno degno di viaggiare
Senza fermarsi, dalla mente al cuore.

Chiedevamo soltanto di sognare
Essere nuovi, cercare noi stessi
Con un futuro tutto da inventare

Non ci siamo trovati, lo confessi
Col tuo incessante muovere le mani
Come se alle parole non credessi.

Amavamo le sere e i melograni
La bellezza di istanti attraversati
Stringevamo il destino tra le mani.

I sorrisi sugli autobus strappati
Alle ragazze tristi e un po’ scontrose
Perdute in sogni di amori passati

Avevano il profumo delle rose
Che lasciavamo sul gambo a sfiorire,
Quell’odore dolciastro di mimose

Memoria di quel nostro intenso aprile.
È retorico dire: credevamo?
Ma il tempo era già in noi, freddo, sottile

Dei nostri dubbi più non ridevamo
E c’era già in quel nostro farsi seri
Un dolore che ancora ignoravamo

Che ci impietriva l’anima e ai pensieri
Tagliava le ali ed al nostro volare
Toglieva forza, e vita ai desideri.

C’erano ancora sogni da sognare
C’era il presente con quel suo richiamo
A navigare ancora un altro mare

Chi noi si fosse non lo sapevamo
Né l’abbiamo saputo fino ad ora
Né lo sapremo mai. Non ci cerchiamo

Se non la sera, quando ormai scolora
Il ricordo di un giorno uguale a ieri
E che domani rivivremo ancora

Non li capivo più quei tuoi pensieri
Che leggevo scolpiti sopra un viso
Così diverso da quello di ieri

Mi congedasti con quel tuo sorriso
Disilluso dell’oggi e del domani
E quella noia impressa sul tuo viso

Non mi dicesti: fermati, rimani
Come quel giorno che ti ho conosciuto
E mentre mi tendevi la tua mano

Sono serio, mi hai detto, son cresciuto
Ed io ti ho visto l’anima di dentro
Incatenata nel carcere muto

Del tuo corpo maturo di scontento.
Sul tuo volto pulito e ben rasato
Non c’era più la barba di quel tempo

Ma quel sorriso dolce ed impacciato
Di te mi disse più del tuo non detto
Di te mi disse più del tuo passato

Oggi siamo cambiati, sì lo ammetto
Ma che di un sogno si smarrisca il senso
Non so capirlo, proprio non lo accetto

Per rinunciarvi no, non c’è compenso
Sono le tue certezze che mi mancano.
Non ci siamo più visti, ma ti penso

In certe sere quando l’aria stanca
Si posa sui ricordi come cenere
Che scende lieve e ogni pensiero imbianca.

Forse ho perduto, ma non voglio cedere.

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