PER NON FARE RUMORE…

“In punta di piedi” di Lucia ALBA – Bertoni Editore

Non è mia abitudine recensire libri di poesie, e se lo faccio, lo faccio a malincuore e con estrema cautela, perché sono certo che qualsiasi cosa scriva in proposito sarà l’esito di un fraintendimento, di una fin troppo libera interpretazione delle intenzioni comunicative dell’autore. Così, proprio come suggerisce il titolo, entrerò in punta di piedi tra queste pagine, con la poco fondata e incerta speranza di poter fare altrettanto con l’anima dell’autrice. Chiedo scusa fin d’ora a Lucia Alba se non sarò riuscito nel mio intento e, più probabilmente, mi limiterò a tradurre in parole, passabilmente sensate, quello che la mia anima ha percepito – anche “compreso” mi sembra un termine eccessivo, quando si parla di poesia, escludendo poi del tutto l’aver “capito”, operazione decisamente impossibile quanto inutile e persino nociva al testo poetico.

La poesia è di per se stessa libera e serena espressione dell’anima e, come tale, verità, specialmente se posta a confronto con un’opera di narrativa che è sempre e comunque finzione, consapevole artificio per trattenere il lettore sulla pagina del romanzo o del racconto.

C’è nei versi di queste poesie un’atmosfera sospesa, la sensazione che si stia attendendo che qualcosa accada, e, al tempo stesso, un abbandonarsi all’attimo che si sta vivendo, lasciandosi cullare da quello che arriverà, senza preoccuparsene eccessivamente. La vita viene colta attimo per attimo, per poterne gustare tutta la bellezza che porta con sé e potersi immergere profondamente nelle sensazioni e nelle percezioni che avvincono l’anima.

Ammetto che ogni lirica meriterebbe una sua specifica analisi, tale è la densità dei sentimenti e delle emozioni che ciascuna sa esprimere e fa emergere alla luce del sole e all’attenzione del lettore. Così ne citerò alcune in particolare, quelle che mi hanno colpito maggiormente, senza per questo voler diminuire la bellezza e l’eleganza compositiva e stilistica delle altre.

In una lirica su tutte mi ritrovo pienamente, “Sogni giovanili”, sogni eterni, universali, che appartengono ai giovani di qualunque luogo, qualunque epoca e qualunque società. Si rivolge alle “giovani matricole entusiaste”, quello che molti di noi sono stati in tempi diversi, quei tempi che hanno forgiato le nostre coscienze e ci hanno poi spinto a decidere cosa fare – e non fare – della nostra vita. Ed ecco, così, rievocati “filosofi, poeti, cantautori/ che il cuore infiammavamo di ardore”, i grandi sogni di noi che volevamo cambiare il mondo, quel mondo che “si voleva ridipingerlo ad oltranza”.

E, poi, “Mutismo”, che descrive una situazione così comune in chi si applica alla scrittura, il venire meno dell’ispirazione, il non avvertire più dentro di sé il suono di quelle parole che un tempo sgorgavano così impetuosamente. Lucia riesce perfettamente a trasmettere il disagio, quasi il dolore, che si prova davanti alla pagina bianca, che rifiuta di farsi riempire dei segni che comunicano al lettore i nostri più nascosti sentimenti.

La condizione umana, che travalica ampiamente quella personale, è affrontata con spirito di consapevolezza e di comprensione, facendo intendere pienamente quanto l’anima dell’autrice sia vicina alla gente, in sintonia con le speranze e i desideri che animano il mondo.

Ci sono poi le stagioni e luoghi in cui si dipana l’esistenza dell’autrice, rievocati con struggimento e nostalgia, come se quei tempi e quei luoghi avessero segnato profondamente l’anima di Lucia, e fossero poi riaffiorati in versi e descrizioni da condividere con il lettore. Una poesia di sentimenti più che di parole, senza retorica e senza infingimenti, come deve essere d’altronde la vera poesia, un sincero offrirsi alla conoscenza, all’apprezzamento e al giudizio critico del lettore, perché le emozioni, nelle parole di Lucia, “con inequivocabile franchezza / parlano di sé al mondo”.

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