LE PRETESE DI CERTA GENTE. Ore 16.30 di un tranquillo e noioso pomeriggio. Sto lavorando in casa al computer, un po’ per piacere, un po’ per dovere. Nel silenzio più assoluto dell’appartamento e della strada sottostante, squilla il telefono. Quando il telefono squilla a quest’ora insolita, almeno nelle abitudini della casa, c’è sempre da preoccuparsi. Aspetto un paio di squilli, pensando tra me: “Adesso smetterà”. E invece non smette, continua a squillare insistente, tanto che sono costretto ad alzarmi dalla poltroncina dello studio e ad andare fino al soggiorno per sollevare il ricevitore e dare un nome al seccatore e un motivo a questa insolita chiamata. Mentre mi affretto, perché penso che se insiste qualcosa di serio o di importante deve pur esserci, maledico la mia distrazione, perché, come sempre, ho dimenticato di possedere un cordless. Che si compra a fare un cordless se poi lo si lascia sempre così fuori mano? Arrivo a sollevare il ricevitore che sembra quasi che il telefono stia per esalare l’ultimo squillo. “Dottor Rossi?”, chiede una voce ansiosa e sconosciuta dall’altra parte. “No, guardi, qui non è il dottor Rossi”. Dall’altra parte, preceduto da una pausa di silenzio, la voce anonima dice: “Come? Non è il dottor Rossi?”. Sembra un po’ alterato, forse si sta domandando perché al posto del dottor Rossi abbia risposto io, e magari pensa che in questo momento in casa del dottor Rossi ci sia uno sconosciuto, che starà facendo chissà cosa e chissà con quali intenzioni. Comincio a temere che possa chiamare i carabinieri per andare a vedere cosa sta accadendo a casa del dottor Rossi e perché fermino in tempo l’ignoto che ha risposto al posto dello stimato professionista, prima che metta in atto il suo piano criminoso. Sempre più sicuro che io abbia torto e lui ragione, incalza: “Senti, io ho fatto il numero del dottor Rossi, il…” e qui snocciola le cifre del numero che ha composto. E’ passato bruscamente dal lei al tu, con il quale sembra abituato a trattare i suoi pari non titolati, e certamente anche i suoi inferiori. “No, questo numero è diverso”, dico io. E qui, a mia volta, scandisco le cifre complete del mio numero telefonico. In effetti, una certa somiglianza ci può essere, ma solo nelle prime e nelle ultime cifre. L’uomo, dall’altra parte, non sembra però molto convinto, anche se è costretto ad ammettere, finalmente, che esiste un motivo per cui io non sono il dottor Rossi. Adesso starà pensando dentro di sé al motivo per cui il numero del dottor Rossi è andato a finire sul mio telefono. Altra pausa di riflessione, poi, alla fine dice: “Va be’…” e riattacca. L’ho sentito così scoraggiato che avrei quasi voluto gridare, mentre la cornetta si appoggiava sull’apparecchio: “No, guardi, è tutto uno scherzo, sono io il dottor Rossi…”. Ma forse l’illusione sarebbe stata, alla fine, ancora piu amara della delusione.
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