DOPPIO CAMILLERI

"Le ali della sfinge" – (Sellerio editore) e "La pensione Eva" – (Mondadori) di Andrea Camilleri

Per chi non è sufficientemente allenato alla lettura dei libri di Camilleri, potrebbe risultare alquanto faticoso seguire le storie narrate nelle sue opere più recenti. L’idea iniziale di contaminare la lingua italiana con quella siciliana – perché di lingua vera e propria, e non di semplice dialetto, si tratta! – ha finito per prendere la mano allo scrittore. Se, infatti, nei primi libri dell’autore nel testo prevalentemente italiano venivano di tanto in tanto inseriti termini e modi di dire siciliani, adesso la presenza del siciliano è diventata predominante. Non che la lettura non risulti piacevole come il solito, tutt’altro. Il problema nasce soprattutto per quei lettori che si accostano per la prima volta alla scrittura di Camilleri e che potrebbero avvertire una certa difficoltà nel comprendere lo sviluppo stesso delle vicende narrate. In qualcuna delle prime opere,lo scrittore, o molto più probabilmente l’editore, aveva aggiunto alla fine del libro un glossario, essenziale per poter cogliere a pieno il senso di alcune parole e, quindi, quello del racconto. Adesso, forse perché la maggior parte di coloro che acquistano i libri di Camilleri sono lettori abituali delle sue opere, anche questo minimo aiuto è stato soppresso. Invocandone il ripristino nella prossima produzione, non posso fare a meno di constatare come il percorso artistico di Camilleri si sia, in qualche modo, involuto e la vena artistica alquanto inaridita. Certo, le avventure di Montalbano si leggono sempre con vivo piacere, tuttavia si ha la sensazione che il personaggio sia giunto, per così dire, al capolinea. E’ pur vero che l’ambientazione rassicurante delle storie contribuisce a rendere i personaggi più familiari e certamente ad invogliare migliaia di lettori "pigri" ad aprire almeno il fatidico unico libro che, stando almeno alle statistiche, molti leggono nel corso di un anno. La cosa che, però, appare con evidenza, più nel secondo che nel primo libro, è che Camilleri mette in scena personaggi che altro non sono che un suo alter ego, colto in due diversi momenti della vita. Se Montalbano dà corpo ai pensieri di un anziano scrittore, sempre più amareggiato e stanco di lottare contro soprusi ed ingiustizie, quello del giovane Nenè è il ritratto di un Camilleri adolescente, impegnato in vicende estremamente verosimili, anche se mitizzate ed enfatizzate dai riflettori della memoria. Ogni pagina è condita con quel tanto di ironia che sdrammatizza persino le situazioni più delicate. Nel complesso, però, la vicenda del giovane Nenè appare difficilmente comprensibile ad un lettore contemporaneo. L’ambiente in cui si svolge la storia, quello delle cosidette "case chiuse" è completamente sconosciuto persino a quelli della mia generazione. Difficile, quindi, per un lettore giovane, penetrare nelle misteriose atmosfere che, stando almeno ai racconti di chi le ha a suo tempo conosciute, sembrano sempre circondare questi luoghi. Consigliati soprattutto a chi ha seguito da tempo il percorso artistico dello scrittore, con la consapevolezza, tuttavia, che questi libri non aggiungono niente alla sua fin troppo consistente produzione. Ma, per chi si è lasciato appassionare dalle sue storie, Camilleri non si discute: si ama.

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