RILETTURE DI STAGIONE

L’estate è il tempo mitico nel quale è possibile immergersi in letture avvincenti, che aiutano ad affrontare la fatica di vivere l’esistenza quotidiana. E’ anche il tempo in cui ci si può dedicare alla riscoperta di autori e libri che abbiamo conosciuto in altre stagioni della nostra vita. Di questi autori e di questi libri conserviamo spesso un ricordo piuttosto nebuloso, offuscato dal trascorrere del tempo, ma non per questo meno presente alla nostra anima. I giorni e gli anni trascorsi sono riusciti a distillare quella che, a torto o a riagione, abbiamo ritenuto allora l’essenza di quelle pagine dalle quali siamo stati avvolti. di questo libro, “Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini (Einaudi Editore), ricordavo in particolare gli elementi lirici che mi sembravano rappresentare l’anima vitale dell’opera stessa.  Devo dire che la rilettura, senza cancellare il ricordo ma, al contrario, sovrapponendosi ad esso, ha consentito di cogliere meglio il passaggio dello scrittore dal lirismo poetico al neorealismo. Perché continuavo a ricordare un Vittorini lirico e poetico ? La risposta sta nell’ordine con cui ho affrontato la lettura dell’autore. Non ho mai amato seguire un percorso di lettura diacronico, preferendogli un ordine semicasuale. Ricordo di avere iniziato la mia conoscenza di Vittorini attraverso “Il garofano rosso”, che poteva soddisfare il desiderio di romanticismo e di giustizia sociale che era il segno distintivo di quella fase della mia vita.La mia conversazione silenziosa con Vittorini è proseguita nelle pagine di “Viaggio in Sardegna”, opera di un lirismo estenuante, che ha poi condizionato la lettura di “Conversazione”, facendo emergere dal testo solo gli aspetti lirici e mitici. Questo ricordo-guida ha fatto passare in secondo piano la realtà sociale che il libro vuole rappresentare, una combinazione  di povertà, speranza e mistero. Il mio invito è, dunque, a leggere, come sempre. Leggere è un modo di salvarsi la vita. Ma, oltre a leggere, invito anche a rileggere. E’ questo l’unico modo di preservare la memoria.

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