LA VITA E’ UN SOGNO?

… Oppure i sogni aiutano a vivere? Questo potrebbe essere uno dei tanti fili conduttori che si intrecciano in questo breve romanzo – racconto di Paola Mastrocola "Una barca nel bosco" – Edizioni Superpocket. Il sogno, doppio, è quello di due adolescenti, avulsi ed emarginati da una realtà scolastica che sembra caldeggiare una media "aurea mediocritas" a tutto svantaggio delle eccellenze e delle differenze. Il ritratto che Mastrocola dipinge in gran parte del libro è quello di una scuola superiore e di una università che, anziché essere, come di loro naturale pertinenza, luogo dedicato allo studio, alla riflessione e all’impegno, sono invece l’alternativa alla famiglia inesistente e al lavoro invisibile. Così cadono ad una ad una le illusioni del protagonista che, anziché coltivare i propri interessi per la letteratura e la cultura in generale, si trova costretto a ridursi ad una pallida imitazione del gruppo o del branco, pena l’assoluta esclusione ed emarginazione. Né la morale finale lascia scampo ad una ipotesi di futuro migliore: come deve duramente ammettere il protagonista,  il figlio del medico farà il medico, il figlio dell’ingegnere farà l’ingegnere e lui, figlio di pescatore, dovrebbe fare il pescatore,. Invece, rinunciando a seguire la tradizione di famiglia per inseguire un improbabile riscatto culturale, sarà costretto a costruirsi una nuova identità, in una società dove è ormai proibito sognare. Il giudizio di Mastrocola sul mondo della scuola, bene analizzato anche nel suo "La scuola raccontata al mio cane" è perentorio: la sua missione è da tempo fallita, anche perché è la scuola stessa che ha rinunciato ad avere una missione. La parte migliore del libro è, a mio avviso, quella nella quale Mastrocola descrive un mondo che conosce personalmente, mentre l’incisività di certe descrizioni e di certe osservazioni viene meno nella parte finale dedicata alla costruzione di una nuova identità da parte del protagonista. Nel complesso una buona lettura, consigliabile a chi continua ad avere un’idea "romantica", ormai fuori dal tempo, della scuola, per poter capire come cambiano i tempi (e noi con loro…)

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