Leggere “I sotterranei di Bologna” di Loriano Macchiavelli è stato per me come tornare nel passato. Sono stato, infatti, molti anni fa, studente universitario presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna e di questa esperienza conservo un ottimo ricordo. E’ stato proprio durante i miei studi universitari che ho iniziato a leggere intensamente e ad acquistare libri, frequentando con regolarità le bancarelle della Fiera del Libro sotto i portici di piazza Maggiore, come pure quel paradiso del lettore che rimane tuttora per me la libreria Feltrinelli. Venendo dalla mia città di provincia, in cui all’epoca le librerie erano piuttosto scarse e modeste, e dove si entrava quasi esclusivamente per ordinare i libri di scuola, ho potuto senz’altro apprezzare la varietà e dinamicità delle grandi librerie di Bologna, dietro le quali c’erano spesso grandi case editrici. Tornando al libro, credo che l’impulso di acquistarlo sia stato dovuto in parte alla nostalgia di quei tempi, ma anche alla discreta notorietà che gode presso di me l’autore. Macchiavelli, infatti, in coppia con Francesco Guccini (sì, proprio lui, il noto cantautore!), ha realizzato una piccola serie di gialli che hanno per protagonista il maresciallo dei carabinieri Santovito, spesso al centro di vicende di paese, ma che hanno per sfondo una buona parte della storia d’Italia. Ne “I sotterranei di Bologna” il protagonista è il sergente Sarti Antonio, della polizia, personaggio, peraltro, portato sul piccolo schermo anni fa da Gianni Cavina, con una interpretazione veramente convincente. Afflitto da mille malanni, solitario e scontroso, di un estremo rigore morale, è costretto ad agire in una realtà quotidiana che non ama, fatta una umanità proterva e intrigante, sempre alla ricerca di facili scorciatoie. Particolarmente interessante, dal punto di vista narrativo, la frequente invasione nel racconto di un terzo personaggio, quasi un prolungamento dello scrittore stesso, una specie di spettatore attivo, che commenta e sottolinea l’azione e dà corpo alle fantasie ed alle elucubrazioni di Sarti. La vicenda narrata, poi, propone una Bologna inedita, la Bologna dei torrenti e dei canali che, nel corso dei secoli, sono scomparsi sotto l’asfalto e il cemento, ma che, tuttora, percorrono la città come vene sotterranee. Consigliato a chi ha conosciuto Bologna, anche se per poco, e ne ha serbato un piacevole ricordo. Consigliato anche a chi ama i gialli e i personaggi veri. Consigliato, infine, a chi cerca nella letteratura stili narrativi non convenzionali.
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