LA PRIMA RADICE

Ho "incontrato" Borges nell’agosto del 1982. Me lo fece conoscere tale Aurelio Limonta da Concorezzo, occasionale compagno in un viaggio attraverso gli Stati Uniti. Da allora i suoi testi folgoranti hanno accompagnato l’intero cammino della mia vita. Ho percorso con incessanti letture l’intera sua produzione e, di quando in quando, non manco di rileggerne alcuni brani. Borges afferma che la radice della cultura argentina e sudamericana in genere sta, come quella europea, in un ineguagliabile testo scritto agli inizi del 1300. Parlo, naturalmente, della mia opera preferita, quella he porterei con me in assoluto se, per improvvisi e catastrofici accadimenti, mi fosse consentito di salvare un solo libro: la "divina" Commedia di Dante. Borges propone in questa raccolta di saggi, di affrontare la lettura inizialmente in maniera "ingenua", lasciandosi trasportare dal suono delle parole e dal ritmo dei versi. Ma, immediatamente dopo, da lettore totale quale è, passa a vivisezionare, con il suo solito sguardo obliquo e meravigliato, alcuni degli episodi più noti, da quello di Paolo e Francesca a quello di Ulisse, da quello del conte Ugolino fino all’incontro di Dante con Beatrice nel Purgatorio e alla definitiva scomparsa di Beatrice stessa nel Paradiso. Per chi, come me, ama Dante e Borges, una lettura irrinunciabile, che non delude le aspettative e che mostra e dimostra alcune delle più grandi intuizioni di Borges applicate all’opera del Sommo Poeta: il critico come creatore e la critica come un atto creativo, la letteratura come sogno, le grandi opere della letteratura come estrema sintesi di generazioni di opere. Il libro in questione? "Nove saggi danteschi" di Jorge Luis Borges – Edizioni Adelphi. Imperdibile per chi ama Dante e Borges.

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