Andrea Camilleri è il classico autore (direi, anche, un autore ormai classico) che continua a stupirti, nonostante la lunga e continua frequentazione che si possa avere con le sue opere. Intanto, la sua abilità nel raccontare le storie che, messe insieme, compongono la Storia è universalmente riconosciuta. Inoltre, perché le sue invenzioni linguistiche sembrano riprendere ed amplificare quelle di un altro caposaldo della nostra letteratura, quel Carlo Emilio Gadda così troppo trascurato e così troppo poco letto. Infine, perché, nel presentarci il passato sembra sempre rivolgere uno sguardo anche al presente, ricordandoci tra le righe delle sue piacevoli pagine che la Storia ha l’abitudine di ripetersi e che delle sue lezioni l’umanità sembra giovarsi pochissimo. Prendiamo, ad esempio, il suo recente “Privo di titolo”, edito, come consuetudine, da Sellerio. La cornice che inquadra il racconto, quella del periodo dell’ascesa al potere del fascismo e della trasformazione della debole monarchia parlamentare italiana in dittatura, viene discretamente, ma efficacemente, accostata all’attuale periodo politico. Non che Camilleri voglia significare che sia imminente in Italia l’ascesa al potere di un nuovo duce, ma alcuni tratti, presenti in vari personaggi della vita politica attuale, sembrano avere attinenza con altrettanti tratti caratteristici di idee e personaggi di allora. Prendiamo, ad esempio questa citazione, da pag. 270: “… Gli devi fare presente (ad un alto gerarca molto vicino a Mussolini – n.d.r.) il grosso rischio che rappresenta una magistratura che non si vuole allineare. Di un magistrato che non sia fascista non ci si può fidare.” Pure ipotizzando che queste parole siano la versione romanzata del pensiero dell’autore, esse suonano estremamente verosimili nel contesto della narrazione e, con tutta certezza, rappresentano un punto di vista molto in voga durante il ventennio. Credevamo di non doverle risentire più, credevamo che una democrazia più che matura fosse in grado di accettare il confronto tra idee ed opinioni anche opposte. In realtà, per qualche esponente del nostro governo e per il suo seguito, la Storia sembra proprio essere stata una maestra inascoltata. Se l’avversario politico è un nemico, e se chi non è allineato e non condivide opinioni e logiche del potere governativo rappresenta un avversario politico, allora è bene che la Storia si fermi. E’ bene che ciascuno di noi rifletta su questa semplice vicenda di provincia, raccontata in maniera semplice e, mettendola a confronto con i fatti della Storia, ne analizzi ed approfondisca la lezione. I nostri occhi sappiano spostarsi dalla pagina del libro a questo mondo confuso e frastornante in cui siamo immersi, fino a gettare uno sguardo sul passato. Distogliamo lo sguardo fisso e ipnotizzato sulla realtà virtuale, proposta da mediatici reality show, vera contraddizione in termini, e torniamo a gettare sul mondo uno sguardo obliquo, capace di abbracciare passato e presente insieme, per scegliere con maggiore chiarezza la strada che conduce al futuro.
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