30/10/2004 12.04.00
LA CULTURA DEL SEICENTO TRA CRISI E PROGRESSO
Fabio (l’autore) e Giorgio (lo scrivano)
La cultura del 1600 presentò numerosi segni di decadenza e altrettanti di progresso. L’aspetto più grave della crisi fu la dura repressione attuata dalla Controriforma cattolica, contro tutti coloro che sostenessero nuove idee che potessero in qualche modo confutare le conoscenze tradizionali, creando disorientamento e divisione tra i fedeli aprendo le porte alla dottrina protestante. Uno degli elementi che tuttavia segnò il 1600 fu la rivoluzione scientifica, che possiamo definire come quella trasformazione culturale che fondò la scienza moderna. Facendo un momentaneo passo indietro è bene ricordare che a partire dai secoli XIII e XIV, si era diffusa l’ opinione che gli antichi studiosi avessero già scoperto e analizzato a fondo il mondo dei fenomeni e tutto ciò che l’ uomo potesse sapere. Ciò stava a significare che lo studio dei fenomeni naturali dovesse basarsi sulla lettera delle opere degli antichi studiosi, in primis, ad esempio quelle del filosofo Aristotele. A testi classici si aggiungeva soprattutto la Bibbia, la quale nelle interpretazioni degli ecclesiastici forniva delle risposte in tutti i campi. Nel seicento avviene una sorta di maturazione di questi ideali, affermando che i fenomeni dovessero essere analizzati tramite l’ osservazione diretta. Nasce dunque il metodo sperimentale di cui uno dei capostipiti è Galileo Galilei. Egli andò oltre all’ affermazione precedentemente citata, affermando che l’ uomo per osservare dovesse costruire strumenti che potessero potenziare i cinque sensi. Nel 1609, ad esempio, costruì il primo cannocchiale, l’ anno seguente ideò il microscopio. Va sottolineato che oltre alla dimostrazione basata sull’ esperimento, i pensatori elaborarono un altro principio fondamentale della scienza moderna: non era sufficiente osservare i fenomeni osservandoli in maniera generale, ma occorreva misurarli, descriverli con la maggior precisione possibile tramite il linguaggio matematico. L’ importanza della matematica è dunque ovvia ed evidente in questo periodi di progresso scientifico. Il ‘500 viene sicuramente ricordato come il secolo degli algebristi e illustri personalità spiccano nel campo della matematica: Cartesio, ad esempio, nato nel 1546 fu un grande filosofo francese che portò avanti la teoria della geometria analitica. Allo stesso modo ci è concesso di ricordare il francese Fermat il quale scrisse un teorema dimostrato postumo (1995) da un americano. Più tardi un ‘altra importante figura compare in campo matematico, il filosofo e matematico francese Blaise Pascal al quale si deve l’ invenzione della macchina calcolatrice costruita per la prima volta nel 1645, che ebbe un’ importanza determinante per gli strumenti di calcolo futuri. Sorsero in quegli stessi anni in tutte le parti di Europa scuole di ricerca scientifica. La creatività della scienza grazie al metodo sperimentale, l’ indipendenza del sapere da ogni vincolo religioso o tradizionale furono un contributo essenziale per l’ evoluzione del pensiero e del progresso dell’ umanità. |