Le statue della Madonna e di Gesù nella Chiesa di Santa Croce della Foce prima della processione
VENERDI’ SANTO
CHIESA DI SANTA CROCE DELLA FOCE
La Processione è da sempre organizzata dall’antica Confraternita di Santa Croce della Foce che ha sede nell’omonima chiesa situata appena fuori dalle mura medioevali di Gubbio.
L’origine della processione risale ai movimenti laici penitenziali del XIII secolo. Dalla metà del duecento in molte città, soprattutto dell’Italia centro-settentrionale, presero vita varie confraternite religiose. A Gubbio se ne potevano contare tre: la Confraternita del Crocefisso, quella di San Bernardino (detta anche Fraternità del Ponte Marmoreo) e la Confraternita di Santa Maria della Misericordia (detta dei Bianchi). I membri di queste confraternite venivano chiamati disciplinati, battuti, flagellanti (dall’atto fisico del flagellarsi), oppure con termine più popolare “sacconi”, dal grande saio col quale gli iscritti alle confraternite erano soliti vestirsi in occasione di cerimonie e processioni.
Ad aprire la processione sono gli uomini delle “battistrangole“, uno strumento di legno percosso alternativamente su ogni lato da maniglie di ferro che provocano un suono sordo e lugubre. Il ritmo dello strumento rompe il silenzio della città di pietra, aggiungendo ulteriore pathos alla processione. Alle spalle degli uomini delle battistrangole, il primo incappucciato reca in mano un teschio a rappresentare il luogo della crocefissione, in ebraico Golgota. Seguono poi i confratelli che mostrano tutti gli altri simboli della passione.
ORDINE DELLA PROCESSIONE
- Uomini delle battistrangole
- Uomo con il teschio
- Uomo con la croce detta “Albero della Vita”
- Uomini con le croci
- Uomo con il calice
- Uomo con i 40 denari
- Uomo con la corda con la quale venne legato Cristo
- Uomo con la colonna
- Uomo con il gallo
- Uomo con i flagelli
- Uomo con la corona di spine
- Uomo con il bacile
- Uomo con la scritta INRI
- Uomo con il velo usato da Veronica
- Uomo col sudario
- Uomo con i chiodi
- Uomo con il martello
- Uomo con la spugna
- Uomo con la lancia
- Uomo con le vesti di Gesù Cristo
- Uomo con i dadi
- Uomo con la scala
- Uomo con le tenaglie
Nella parte iniziale del percorso, la statua del Cristo Morto viene deposta a terra in corripondenza del cosidetto “pietrone“, antichissima pietra sacrificale pagana di forma ovale, facilmente identificabile nella pavimentazione di Via Capitano del Popolo. Il gesto evidenzia le radici dell’antichissimo popolo umbro, che a Gubbio conobbe una delle principali città-stato. La lunga sosta fa vagheggiare i rituali di purificazione e lustrazione che il sodalizio dei Fratelli Atiedii compiva ogni anno a primavera già in epoca pre-romana, come attestano le Tavole Eugubine.
Oltre a proporre legami cristiani con la pietra del sepolcro di Gesù. Nessun luogo viene dimenticato. Nell’attraversare il centro storico, la processione tocca tutti i conventi cittadini e dedica una sosta particolare alla sofferenza. La statua del Cristo viene trasportata per un attimo nell’ospedale, gesto di conforto e speranza. Eugubini di ogni età seguono il sacro feretro o sostano ai lati del percorso con corale partecipazione e profondo raccoglimento. Parte centrale della processione sono le statue del Cristo Morto e della Madonna Addolorata. Si tratta di due piccoli capolavori dell’arte locale. Il Cristo deposto è una scultura lignea cinque-seicentesca, mentre la Madonna Addolorata è un manufatto ottocentesco di provenienza faentina.
Il lento incedere della processione viene accompagnato da un canto antichissimo: il “miserere”. Il testo latino del canto è ispirato al più celebre dei salmi, composto da David tremila anni fa. Esso esprime profondi sentimenti di pentimento e un desiderio intenso di purificazione. L’autore della musica è ignoto, ma questo antico canto, tramandato oralmente, è miracolosamente sopravvissuto attraverso i secoli. Due gruppi di cantori si alternano nelle strofe: quello che segue la scultura lignea seicentesca del Cristo e il secondo, che si stringe attorno alla statua della Madonna Addolorata. I cantori e i portatori del Cristo Morto vestono un saio bianco con cappa nera. Stessa veste per i portatori e i cantori della Madonna Addolorata, con cappa blu.
TESTO DEL “MISERERE
“Miserere mei, Deus, secondum magnam misericordiam tuam.
Pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia.
Amplius lava me ab iniquitate mea et a peccato meo munda me.
Lavami dalle mie colpe e purificami dal mio peccato.
Tibi soli peccavi et malum coram te feci
ut iustificeris in sermonibus tuis
et vincas cum iudicaris.
Contro di te ho peccato e ho fatto cosa a te spiacevole,
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.
Ecce enim veritatem dilexisti
incerta et occulta sapientie tuae manifestasti mihi.
Ecco, tu ami sincerità di cuore
e nell’intimo mi hai manifestato la tua sapienza.
Auditui meo dabis gaudium et laetitiam,
et exultabunt ossa humiliata.
Fammi sentire gioia e letizia
ed esulteranno le ossa che hai spezzato.
Cor mundum crea in me Deus
et spiritum rectum innova in visceribus meis.
Crea in me, o Dio, un cuore puro
e rinnova in me uno spirito retto.
Libera me de sanguinibus, Deus, Deus salutis meae
et exultabit lingua mea iustitiam tuam.
Liberami dal sangue, Dio, o Dio mia salvezza e la mia lingua esalterà la tua giustizia.
Quoniam si voluisses sacrificium dedissem utique
holocaustis non delectaberis.
Se tu volessi, ti offrirei un sacrificio
ma non ti compiaci degli olocausti.
Benigne fac Domine in bona voluntate tua Sion.
Per la tua bontà, o Signore, sii benigno nei riguardi di Sion.
E’ tradizione accendere grandi falò in varie parti del percorso della processione. Il fuoco come simbolo di purificazione e della richiesta di perdono a Dio. Fuochi e luminarie rendono quindi ancora più suggestiva la sacra rappresentazione. I fuochi vengono accesi in Piazza San Pietro, Via Dante e in Largo San Marziale, mentre le fiaccole disegnano il profilo di palazzi e monumenti cittadini Le ultime luci del giorno lasciano spazio a quelle di fiaccole e falò. Bracieri accesi e grandi fuochi rischiarano le facciate di pietra del centro storico di Gubbio. Le battistrangole, il canto del miserere, il crepitio della legna che brucia, le preghiere, il rumore dei passi sul selciato conferiscono alla processione caratteristiche di forte suggestione.
fonte: www.paesaggi.umbria2000.it
foto mtb