Hillman: il futuro? Si chiama matematica

Hillman: il futuro? Si chiama matematica
Mi permetto di riportare per intero questo interessante articolo
Pierluigi Panza Cultura
Il celebre psicanalista sarà oggi a Milano per partecipare al convegno organizzato da «liberal» su educazione e istruzione

Hillman: il futuro? Si chiama matematica

Scrutare da cinquant’anni i miti che sono alla base dell’inconscio collettivo non impedisce allo psicanalista James Hillman di tracciare un futuro senza un ruolo determinante per la psicologia. «Non c’è futuro senza lo studio della matematica – afferma -, e se nel mondo la cultura estetica fosse maggiormente diffusa, non ci sarebbe bisogno della psicologia». Nato nel 1926 ad Atlantic City, Hillman si è laureato al Trinity College di Dublino e ha cominciato la sua attività come terapeuta. Quindi è stato direttore del «Carl Gustav Jung Institute» di Zurigo e, nel 1960, ha pubblicato il suo primo bestseller, Emotion , con il quale ha fondato la Psicologia degli archetipi. Oggi, alle 12 e 30, sarà al Centro congressi Cariplo di Milano dove terrà l’intervento «Il numero e i suoi nemici» (ma dice che sarebbe meglio il titolo «La resistenza verso la matematica») nell’ambito del convegno «L’educazione e l’istruzione nel XXI secolo. La civiltà, la qualità, la libertà» promosso dalla fondazione «liberal». A seguire gli interventi di numerosi docenti universitari italiani.
Professore, come mai uno studioso degli archetipi e dell’inconscio come lei elogia la matematica?
«La supremazia della cultura occidentale dipende dalla tecnologia, e questa dalla matematica. Dagli studi scientifico-matematici dipende il nostro futuro, e la disaffezione degli studenti verso queste materie è un problema serio: senza matematica non avremo futuro».
In Italia, si parla ancora di «due culture», umanistica e scientifica e, per un retaggio crociano, spesso di supremazia degli studi umanistici…
«È una vecchia idea, nata nel Rinascimento. Il problema, oggi, è la specializzazione che caratterizza l’insegnamento delle discipline scientifiche e che allontana i giovani, volgendo il loro interesse verso ideali nobili di comunità, solidarietà… In futuro, bisogna che lo studio della scienza sia connesso con questi ideali e non resti confinato. Oggi, i computer e la tecnologia governano anche la guerra e gli armamenti: per questo il sentimento dell’uomo è sempre più lontano dall’appassionarsi per gli studi scientifici. La scienza appare come una forza distruttiva. E così aumenta la disaffezione dei giovani verso le discipline matematiche».
Si può ritenere che una sorta di omologazione o globalizzazione dei metodi d’insegnamento possa favorire il superamento delle incomprensioni e dei conflitti tra le nuove generazioni?
«Noi abbiamo una scienza comune e, non si dimentichi, la nostra matematica e la nostra filosofia vengono anche dagli arabi. Ma la cultura non è omologabile. Educare significa costruire una persona, non imporre. La globalizzazione fa venir meno proprio l’individualità della persona: educare, invece, è tirar fuori da me quanto io già sono».
Che pericoli vede all’orizzonte nei nuovi metodi educativi?
«Il pericolo è che avvenga ciò che già sta iniziando negli Stati Uniti. Qui si inizia a sovrintendere l’educazione culturale, specie quella degli studi arabi, con organizzazioni semigovernative. C’è un’infiltrazione del governo nella libertà d’insegnamento. Prima, l’educazione era un sistema separato dal sistema politico, diversamente da quanto avviene in Italia e in Francia! Ora tende a servire fini politici».
Nella nostra società delle comunicazioni, nella cosiddetta «società dello spettacolo», i «media» esercitano un’influenza determinante. Avranno un ruolo strategico anche nella didattica, anche nell’apprendimento?
«Non ho nessuna fiducia nei “media”, salvo che in uno: Internet. Questo è un media alternativo, o un “submedia”, ed è un importante strumento di ricerca individuale. Ma l’educazione di Internet deve essere “a coté” di quella ufficiale».
Quanto a televisioni e giornali…
«Potrebbero essere importanti come strumenti, ma sono influenzati politicamente, religiosamente, ideologicamente. La parola programma, che si usa per la televisione, è molto brutta; l’arte, ad esempio, non ha programma, non è mai stata soggetta a un programma. Programma significa propaganda, perché fa parte di una struttura. I programmi sono influenzati dai governi».
Lei, in un’intervista, ha parlato di «importanza della bellezza». Quanto conterà negli studi del futuro quell’«educazione estetica» invocata da Goethe, Schiller e dall’idealismo tedesco come base per la formazione di un individuo completo?
«Sarà la più importante possibilità da sfruttare. Ho scritto ora un libro intitolato A terrible love of war (uscirà in autunno in Italia da Adelphi, ndr ) in cui sostengo che dove si diffonde intensità estetica, ovvero passione come i giovani hanno per la musica e per l’arte, c’è meno attrazione per la guerra. L’intensità estetica allontana la guerra. Non a caso negli Stati Uniti gli spazi per l’educazione estetica si sono enormemente rimpiccioliti».
E per la sua psicologia che spazio ci sarà?
«Non saprei. Se la cultura estetica fosse maggiormente diffusa non ci sarebbe bisogno di psicologia. Ma il problema è che troppe persone abbandonano gli studi di matematica. Si deve tuttavia considerare che non esistono solo forme di comprensione linguistiche o matematiche del mondo, come i test universitari oggi farebbero credere. Come ha mostrato Howard Gardener in un suo celebre libro, esistono almeno sette diverse forme di intelligenza: quella logico-matematica è una sola tra queste! Per questo è necessaria una diversificazione negli studi e non un’omologazione. Ma senza che si abbandoni la matematica».
Ma come insegnarla, allora?
«La scuola deve insegnare la matematica con più immaginazione e meno autorità. Certo, la matematica ha un suo aspetto teorico che ne rende l’insegnamento per forza un po’ autoritario; e, per questo, gli studenti scappano! Io sono uno psicologo, e quindi studio i sintomi, e ritengo che questo esercizio dell’autorità faccia scappare i giovani».
E per lo studio dei miti ci sarà ancora posto nella società tecnologizzata e globalizzata?
«Il mito resterà essenziale nello studio della storia. Nella psiche e nella descrizione dei grandi eventi il mito riemerge sempre: per questo motivo si parla ancora delle Crociate; attraggono gli studi sul pianeta Marte e Omero con l’ Iliade vengono riscoperti per capire le guerre di oggi».
Professore, lei parla dei giovani, ma la società europea è sempre più vecchia. Che ruolo potranno avere gli anziani nell’indirizzare l’educazione delle future generazioni?
«Devono raccontare ai giovani chi sono stati. Non devono imporre, non devono sgridare. Devono far loro vedere come sono stati, dire: “Ecco eravamo così”. Mostrare, parlare e ricordare le radici. La storia parte dalla riscoperta di come erano gli anziani che ancora ci sono. Sono il tramite verso gli studi storici».

Il convegno «L’educazione e l’istruzione
nel XXI secolo», organizzato da «liberal», si tiene
oggi e domani a Milano, al Centro congressi Cariplo (via Romagnosi 6).
La conclusione
è prevista per domani al Teatro Grassi, via Rovello 2 (alle ore 10
).
Oltre a quello di Hillman, sono in programma (tra gli altri) anche gli interventi di Dino Cofrancesco, Gianni Baget Bozzo, Piero Melograni, Emanuele Severino

da www.sophia.it

16 commenti a “Hillman: il futuro? Si chiama matematica

  1. Ovviamente cara matematica, il buon Hillman non voleva demolire la tua “scienza” prediletta, ma semplicemente avvertire di non farne un uso assolutistico ed improprio, invadendo il campo di altre discipline.
    In ogni caso non credo ci sia contraddizione tra quanto riportato da me e riferito in altre interviste e il servizio del Corriere.
    Resta da leggere, come fonte primaria, la raccolta degli atti del convegno, a conclusione dei lavori…
    Un bacione.

  2. Noi condividiamo l’opinione che non c’è futuro senza la matematica, però non siamo d’accordo quando Hillman dice che l’uomo si allontana dalla scienza e dalla tecnologia perchè queste governano la guerra e gli armamenti.
    Simone e Matteo

  3. anche secondo noi la matematica dovrebbe essere insegnata con più fantasia!!!
    infatti crediamo che presto alla base della vita quotidiana ci sarà la matematica e la scienza con tutti i suoi rami.
    cri&laura

  4. Noi siamo d’accordo con la dichiarazione dello psicologo soprattutto quando afferma che “I programmi sono influenzati dal governo”;anche l’affermazione che riguarda la matematica è molto interessante in quanto dice che non c’è futuro senza matematica.
    CLAUDIA & SARA

  5. Ovviamente la matematica sarà parte integrante del nostro futuro, perchè il futuro è tecnologia e la tecnologia si basa sulla matematica, ma anche le altre materie sono importanti.
    Ale e Luca

  6. Noi siamo daccordo con Hillman perchè è vero che senza matematica non c’è futuro, ma è anche vero che al mondo d’ oggi si deve dare molta importanza alla scienza e altre discipline:il mondo ha bisogno di tutto!!!!!!
    Nicolò & Andrea

  7. Secondo noi Hillman ha ragione a credere che la matematica sia alla base dei progressi raggiunti nel tempo. siamo inoltre d’accordo con lui che tra i media internet è l’unico veramente importante che ha segnato la vera svolta nella società e che in futuro continuerà ad essere un mezzo fondamentale

  8. Anche noi siamo dell’idea che la matematica sarà fondamentale nel futuro perchè con i progressi della tecnologia la matematica avrà un ruolo importante.
    Siamo d’accordo con il professor Hillman quando dice che i governi influenzano troppo i metodi di insegnamento. Sean & David

  9. Secondo noi Hillman ha ragione a credere che la matematica sia alla base dei progressi raggiunti nel tempo e che senza matematica non c’è futuro. siamo inoltre d’accordo con lui che tra i media internet è l’unico veramente importante che ha segnato la vera svolta nella società e che in futuro continuerà ad essere un mezzo fondamentale. bene & je

  10. Entrambi condividiamo il discorso affrontato da Hillman, in particolare nella parte dove dice che la scuola dovrebbe insegnare la matematica con più immaginazione meno autorità. Troviamo giusto anche che si dia più spazio alla matematica perchè la riteniamo fondamentale per lo sviluppo della nostra società. Giordano e Marco

  11. Noi condividiamo il pensiero di Hilman nel quale dice che nel futuro la matematica non dovrà essere accantonata ma dovrà continuare ad essere parte di noi stessi perchè alla base della tecnologia.
    Ale & Fra

  12. Sono d’accardo con Hillman sotto vari aspetti innanzitutto penso anche io che ormai la matematica faccia parte della vita di tutti i giorni
    tuttavia non penso che la matematica sia sinonimo di distruzione .
    tanti saluti e Buona Pasqua!!!!!

  13. Credo che il fatto che la matematica e la scienza siano le discipline ce caratterizzano l’Occidente non sia tanto un simbolo di orgoglio oggi come oggi, vista l’inciviltà che il mondo Occidentale dimostra. Resta il fatto che sia le discipline umanistiche sia quelle scientifiche hanno pari importanza, anche se si possono preferire in maniera differente. Ma la cultura è la cultura: comprende tutto! La cosa fondamentale, per entrambe le branche, è la curiosità! E’ questo che ci stimola a conoscere su entrambi i fronti; bisogna rafforzare l’interesse in generale!

  14. Secondo Hillman i due archetipi sono il Senex e il Puer…il primo tutto ciò che è razionale vecchio
    cerebrale maturo profondo sotanziale e puer tutto ciò che vola è etereo effimero leggero superficiale idealista poco concreto…ecco lui Hilman ha già dato una risposta alla utilità della matematica…certamente serve ad un puer…lo rende più concreto ..lui dice il puer cura il senex…e il senex cura il puer…anche la poesia l’effimero e il leggero serve al senex….quindi certamente anche la matematica il fare calcoli serve ad una Società….ma non solo….

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